La Spagna è meta da anni di un flusso costante di arrivi di migranti, rifugiati e richiedenti asilo, per lo più Single Men, in provenienza dall’Africa (soprattutto da Marocco e Algeria) e dall’America Latina, con un notevole aumento del numero di arrivi a partire dal 2017, confermato negli anni successivi e soprattutto nel 2018, quando la Rotta del Mediterraneo Occidentale (Stretto di Gibilterra) è stata la rotta marittima maggiormente utilizzata per raggiungere l’Europa con 184’567 arrivi tra il 2006 e il 2021, secondo gli ultimi dati del Ministerio del Interior (dicembre 2022).

A questo flusso continuo di persone on the move che tentano di raggiungere l’Europa, e con essa un futuro di libertà, di emancipazione e di dignità, dal 24 febbraio 2022 si è sovrapposto, via terra, il rapido e senza precedenti arrivo di rifugiati, per lo più donne (64%) e bambini di età inferiore ai 18 anni (33%), in fuga dalla guerra in Ucraina, facendo registrare, secondo le ultime statistiche (dicembre 2022) del Ministerio de inclusión, seguridad social y migraciones, un totale di 11’390 arrivi nella sola città di Málaga (CC.AA di Andalucía) e 86’625 in tutto il paese. Per fare fronte al rapido e significativo arrivo di rifugiati ucraini, il sistema di accoglienza è stato rafforzato a livello nazionale con l’apertura di nuovi C.A.R (Centros de Acogida a Refugiados), di cui il 60% gestiti da The Spanish Red Cross, e Málaga è diventata la quarta città per numero di nuovi arrivi, dopo Alicante, Barcellona e Madrid.

Profondamente impattate, a livello psicologico, emotivo e psicosociale, dai diversi percorsi migratori e traumi/violenze subiti durante il cammino, le persone on the move, e in particolar modo i minori e gli UAM, sperimentano quello che in termini clinici viene definito il “Migratory Grief”. Il Grieving è un fenomeno psicologico causato dalla perdita, sia fisica, come quella di una persona amata, che simbolica, come la perdita del proprio paese di origine, del proprio status economico e sociale, delle relazioni sociali e del proprio io, che costringe all’adattamento a una nuova realtà spazio-temporale e implica una ridefinizione della propria identità. Costantemente confrontate a situazioni di stress, le persone on the move sviluppano, nella maggior parte dei casi, quella che viene definita la Ulysses Syndrome (Immigrant Syndrome of Chronic and Multiple Stress) che si manifesta attraverso una serie di sintomi quali la depressione, l’ansietà, disturbi dissociativi e somatoformi, e necessitano di lavorare sulle proprie emozioni e acquisire delle strategie di coping per affrontare e adattarsi alla nuova realtà, fatta di perdite, e crearsi da zero una nuova rete relazionale e sociale.

In tali circostanze, l’arte-terapia, in linea con l’analisi della letteratura scientifica esistente al riguardo, si è rivelata essere una pratica complementare ad altri dispositivi di presa in carico psicosociale poiché, nella sua funzione di metalinguaggio, permette alle persone con background migratorio, e in primis ai minori, di iniziare un percorso post-traumatico riabilitativo, di empowerment e di resilienza.

Con il fine di rispondere ai diversi bisogni di sostegno/supporto emotivo delle distinte fasce di popolazione in transito e/o on the move, The Red Pencil (Europe) sviluppa dal 2020 a Málaga (Spagna), in collaborazione con The Spanish Red Cross, un programma integrato di arte-terapia teso, da un lato, ad offrire alle persone con background migratorio un accompagnamento terapeutico e una presa in carico partecipativa finalizzata a sostenere la loro protezione, rafforzare il loro senso di appartenenza e ridare loro un senso di futuro; e dall’altro, a capacitare i caregivers locali, che quotidianamente intervengono in contesti migratori, alla pratica dell’arte-terapia come strumento innovativo di Self-Care e di gestione/modulazione dello stress

Tutti i dettagli sul progetto e le sue fasi di realizzazioni disponibili in formato PDF cliccando QUI

Implementato con successo dal 2020, il Programma “Art Therapy Intervention for Asylum Seekers and Hospitalized Children” ha contribuito a: 

IL PROGRAMMA IN NUMERI (2020 – 2022) :
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migranti, richiedenti asilo e rifugiati ucraini hanno partecipato alle sessioni di arte-terapia
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giovani pazienti malati oncologici, 20 fratelli/sorelle/, 7 mamme hanno partecipato alle sessioni di arte-terapia
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caregivers e 18 medici-infermieri sono stati formati alla pratica dell’arte-terapia
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sessioni di arte-terapia
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training e 6 sessioni di coaching alla pratica dell’arte-terapia
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studio esplorativo “Art Therapy Intervention addressing migratory grief and resilience for teenage asylum seekers in the context of COVID sanitary crisis”
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C.A.R sono stati coinvolti nell’implementazione del programma di arte-terapia
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Ospedali sono stati coinvolti nell’implementazione del programma di arte-terapia

“Often, good things come out of adversity, and partnering with The Red Pencil is a perfect example of it. The stress from the situation in Lebanon, added to the Covid-related pandemic, and the Beirut port explosion would have been too much for anyone. Through our sessions, I discovered that self-care is essential and that feeling guilty is normal. I am trying to apply the idiom: “You cannot pour from an empty cup”. I am eternally grateful for the support and care I found within this amazing group of women”.

Rana, MySchoolPulse Team

“I experienced positive changes after applying the tools and guidelines shared with us during art-therapy sessions. It made an impact on me”. “The sessions were very cool. They also helped release a lot of negative energy and pressure”. “It gave us hope and peace.”

Borg Al Arab University Hospital caregivers

“Good. I’ve felt like I could express everything freely. Express everything like that, without hiding”; “The difference is that in normal art class I can’t express my feelings like that, so directly. Here I can do it however I want…it’s like nothing comes out of these walls, like what is said here stays here”.

Art Therapy Participant

“I would definitely say both the overall and specific objectives were met. This is confirmed by participants’ feedback at interview where they expressed that the sessions had given them a space to reflect, to
dream and hope and think about the things they wanted to do. Participants expressed that they learned to use their imagination, to cooperate and work as a team. They also felt the physical space was inviting to make art, to imagine, build and try new things. They said Art Therapy gave them courage and confidence and they learned something new every week”.

Liliana Montoya de la Cruz, Art Therapist